Anche se Bartali non ha letteralmente salvato l’Italia dal baratro di una nuova guerra civile, è sicuramente corretto affermare che le sue imprese abbiano contribuito in maniera determinante a salvare la nostra neonata Repubblica.
L’attentato del 14 Luglio 1948
A pochi mesi dalle prime elezioni politiche della nostra storia, che avevano visto la schiacciante vittoria della DC con il 48,5% dei suffragi e la nomina di De Gasperi come capo del Governo, le tensioni erano ancora altissime, tra minacce di scomunica e tumulti nelle strade.
Il 14 luglio 1948, mentre oltralpe si svolgeva il Tour de France, un giovane siciliano di estrema destra attenta alla vita del ministro Palmiro “il migliore” Togliatti, leader carismatico del Partito Comunista, nel bel mezzo di piazza Montecitorio. La situazione sembra diventare incontenibile, la tensione sale alle stelle e il ritorno alle armi sembra essere vicinissimo.
In tutta Italia scoppiano scioperi e rivolte in moltissime zone industriali, saltano le comunicazioni radio, la CGIL proclama lo sciopero generale e il ministro dell’Interno Mario Scelba ordina repressioni impietose nei confronti delle manifestazioni non autorizzate.
Gli esponenti del PCI e lo stesso Togliatti, sopravvissuto all’intervento chirurgico, invitano alla calma ma ormai gran parte dei giornalisti e dei fotografi italiani sta facendo ritorno in patria dagli spalti della competizione ciclistica francese, tanto più che per i nostri corridori non sembrano esserci troppe speranze di vittoria.
La telefonata di De Gasperi
Ma è De Gasperi in persona a telefonare a Gino Bartali, la sera stessa dell’attentato, chiedendogli la cortesia di vincere. Lo sport, quindi, come distrazione di massa per evitare una nuova catastrofe fratricida. Il ciclista toscano, intenzionato già di suo a ribaltare la sfiducia totale degli addetti ai lavori, il giorno successivo lascia tutti senza fiato con una serie di scatti inaspettati che entrano nella leggenda del ciclismo.
Se il 13 luglio, praticamente a metà della gara, Bartali si trovava a 21’ di ritardo dal favoritissimo Bobet, dopo quella giornata il suo svantaggio era sceso a meno di un minuto.
Il podio parigino
L’Italia intera, incollata alla radio a seguire tappa dopo tappa quest’epica impresa del Ginettaccio, sembra aver messo da parte le faziosità politiche.
L’orgoglio per l’inaspettata ripresa e i trionfi del capitano della propria squadra, che effettivamente quell'anno salirà sul podio parigino per la seconda e ultima volta, pare siano riuscite davvero ad allentare la tensione, a ricreare un senso di unione, a sedare gli animi e i ferocissimi scontri di piazza.
La ruota del simbolo della nostra Repubblica, quindi, potrebbe essere tranquillamente quella della bicicletta di Gino Bartali.